Eduardo De Filippo était un dramaturge italien célèbre pour ses œuvres écrites en dialecte napolitain. Son écriture explore les complexités de la vie quotidienne, les problèmes sociaux et les relations humaines complexes, le tout dépeint avec une profonde compréhension de la nature humaine. De Filippo a magistralement mêlé comédie et tragédie, créant des personnages à la fois humoristiques et poignants. Son style distinctif et son puissant sens du réalisme le consacrent comme l'un des dramaturges italiens les plus importants du XXe siècle.
Così Eduardo De Filippo raccontò la genesi di questa sua famosissima commedia: "Poche settimane dopo la liberazione mi affacciai al balcone della mia casa di Parco Grifeo, e detti uno sguardo al panorama di questa città martoriata: allora mi venne in mente in embrione la commedia e la scrissi tutto d'un fiato, come un lungo articolo sulla guerra e sulle sue deleterie conseguenze".
Di questi Esami, andati in scena nel dicembre 1973, scriveva all'epoca del debutto Franco Quadri: "... vorrebbero occupare un posto a parte nell'ultima produzione di Eduardo, sia perché riassumono un collage delle sue tematiche più tipiche, sia per il metaforico distendersi a coprire l'arco della vita di un uomo. Guglielmo Speranza, il protagonista, è il simbolo di un'umanità sognatrice e illusa, destinata a scontrarsi con gli inganni della vita e a soccombere. Questa sconfitta si esprimerà in un estremo rifiuto della parola e della comunicazione... Al funerale, vedremo Speranza apparire ancora vivo, in piedi tra i portatori della sua immaginaria bara, agitandosi come un triste giullare; perché non può morire il concetto che in lui si incarna".
Eduardo De Filippo, nel 1936, così ebbe a definire la tormentata genesi di Natale in casa Cupiello: 'Questo mio lavoro è stato la fortuna della compagnia, dopo Sik-Sik, s'intende. Ebbe la sua prima rappresentazione al Kursaal di Napoli; allora non era che un atto unico, ed è tanto strana la sua storia che vale la pena di raccontarla. L'anno seguente, al Sannazaro, teatro della stessa città, scrissi il primo atto, e diventò in due. Immaginate un autore che scrive prima il secondo atto e, a distanza di un anno, il primo. Due anni fa venne alla luce il terzo; parto trigemino con una gravidanza di quattro anni! Quest'ultimo non ebbi mai il coraggio di recitarlo a Napoli perchè è pieno di amarezza dolorosa, ed è particolarmente commovente per me, che in realtà conobbi quella famiglia. Non si chiamava Cupiello, ma la conobbi'.
«Dopo aver scritto poesie giovanili, come fanno piú o meno tutti i ragazzi, questa attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, riscrivendo una commedia, d’impuntarmi su una situazione da sviluppare, in modo da poterla agganciare piú avanti a un’altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver piú voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giú versi che avessero attinenza con l’argomento e i personaggi del lavoro interrotto. Questo mi portava sempre piú vicino all’essenza del mio pensiero e mi permetteva di superare gli ostacoli. Per esempio, ‘A gatta d’ ‘o palazzo e Tre ppiccerille mi aiutarono ad andare avanti con Filumena Marturano. Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, cosí Filumena non mira al danaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli. I quali figli sono poi i tre bambini sotto un ombrello che vidi davvero una mattina in un vicolo di Napoli, uniti nella poesia, separati nella vicenda teatrale fino al momento della rivelazione di Filumena… A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle commedie».