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Se Steve Jobs fosse nato a Napoli

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Due ragazzi chiusi in un garage inventano il computer del futuro: leggero, veloce, dal design innovativo, che non si blocca e non prende virus. Se fossimo in America, la storia avrebbe un lieto fine, fatto di soldi, gloria e successo. È andata così a Steve Jobs e alla sua Apple. Ma siamo a Napoli, dove il genio non basta a cambiare un destino. Lo sanno bene Stefano Lavori e Stefano Vozzini, due ragazzi dei Quartieri Spagnoli, che per avviare l’attività e vendere il loro rivoluzionario computer si scontrano con il peggio del Belpaese: in Italia i prestiti si fanno solo a chi ha già i soldi, i bandi li vincono gli amici di amici, la burocrazia chiude un occhio su chi è ben ammanigliato ma li tiene spalancati sui poveracci. E ammettendo che i due guaglioni siano abbastanza affamati e folli da non arrendersi, quando ci si mette di mezzo la camorra, il loro sogno va letteralmente in fumo. Questo racconto, tanto amaro quanto esilarante, è nato come un post sul blog dell’autore e ha fatto in poche ore il giro del mondo prima di diventare un libro che spiega la condizione di un Paese che sguazza nei suoi mali e incoraggia le buone idee ad andarsene. E ci svela perché da noi la Apple non sarebbe mai nata.

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Se Steve Jobs fosse nato a Napoli, Antonio Menna, Pino Aprile

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2013
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Abîmé
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