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Al risveglio Adorno annotava meticolosamente quel che la sua fantasia gli aveva dettato durante il sonno; poi sua moglie Gretel copiava a macchina gli appunti. Prendeva così corpo, dal 1934 al 1969, la cospicua raccolta dei "protocolli onirici", di cui questo volume è la prima edizione completa. Vicende erotiche più o meno arzigogolate, strane apparizioni di amici - come Max Horkheimer nelle vesti di un autista spericolato -, scene trasfigurate dell'emigrazione in America o immagini sinistre del mondo hitleriano: in questo libro, scrive Michele Ranchetti, "chi sogna conosce Freud, ma i sogni non lo conoscono. Per questo Adorno li sottrae a qualsiasi interferenza interpretativa. Egli sa bene che ogni trascrizione, anche la più semplice, la più anodina, è già una trasformazione, una piccola metamorfosi; ma, come Kafka per il suo personaggio, non indica la misura del mutamento".
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I miei sogni, Theodor W. Adorno
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- 2007
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